Il terzo sesso: critica al dualismo di genere

Il terzo sesso: critica al dualismo di genere

Il terzo sesso: critica al dualismo di genere

Il terzo sesso: critica al dualismo di genere 1200 800 Damiano Fina

Il concetto di dualismo di genere, basato sulla logica binaria di maschile e femminile è storicamente radicato in molte società, ma non è nemmeno mancata l’eccezione alla regola: il cosiddetto “terzo sesso”. Il genere neutro e l’androgino, infatti, sono ricorrenti nelle lingue e nelle mitologie di epoche e continenti diversi. Tuttavia, è la società occidentale del XXI secolo a mettere definitivamente in discussione la visione binaria del genere evidenziando come abbia contribuito alla discriminazione di moltissime persone.

Il diritto di autodeterminazione e le disuguaglianze di genere

Oggi la posta in gioco è di notevole importanza per garantire a tutte le persone il diritto di autodeterminazione sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948. Risulta improprio, quindi, parlare di “ideologia gender”, poiché non si tratta di un semplice complesso delle idee e di istanze reclamate da un gruppo sociale, né di un’esigenza di una minoranza della popolazione mondiale, ma si tratta dell’applicazione di un diritto universale. Tutte le persone hanno diritto di autodeterminazione e alla conseguente non discriminazione rispetto al proprio sesso biologico, alla propria identità di genere e alla propria espressione di genere.

La riflessione sul terzo sesso critica il dualismo di genere con l’ambizione di dare a tuttə l’accesso all’autodeterminazione. Infatti, il dualismo di genere, che divide la società in maschi e femmine, ha portato a molte disuguaglianze di genere, spesso sfociando in discriminazione, in stereotipi nocivi alla salute umana e nell’oppressione di individui che non si conformano a questi ruoli rigidamente definiti. Le società patriarcali, fondate sul potere degli uomini, sulla subordinazione delle donne e sull’emarginazione di tutto ciò che secondo il sistema patriarcale differisce dalla norma, hanno promosso la discriminazione dei cittadini non conformi all’impianto maschio-cisgender-eterosessuale. Approfondisci la relazione tra potere e sessualità nel mio articolo su Michel Foucault.

Clinica e critica al dualismo di genere

Per la medicina, a livello di sesso biologico, maschio è XY e femmina è XX, ma la natura stessa produce le eccezioni che la scienza registra come difformità dalla norma.

Nella pratica clinica che si occupa delle disforie di genere, rispetto alla diversità delle richieste delle singole persone, il denominatore comune è rappresentato dalla richiesta di esprimere la propria identità il più compiutamente possibile, così come dovrebbe accadere per ogni essere umano in virtù del principio di autodeterminazione. Purtroppo questo diritto non è tutelato per tuttə e il dualismo di genere è uno scoglio da superare.

Per la scienza medica, ciascun individuo costruisce la propria identità sulla base di meccanismi psico-corporei. Ciascuno di noi mette in atto un’integrazione di diverse sub-identità, che trovano il loro punto centrale nell’auto-rappresentazione dell’immagine corporea. Ma l’identità non è qualcosa di statico, piuttosto coincide con la biografia di ciascun individuo.

Secondo la psicologia, il concetto di identità di genere viene rappresentato come un continuum tra il maschile e il femminile, lungo il quale la persona può collocarsi in ogni momento, ed essere riconosciuta, con la consapevolezza che si tratta di una focalizzazione che lascia temporaneamente sullo sfondo altre caratteristiche e la complessità dell’esistenza nella sua specificità e nel suo continuo mutamento.

Il terzo sesso tra ieri e oggi

La riflessione su un terzo sesso non introduce nulla di nuovo, perché il genere neutro e l’androgino sono presenti in tutte le culture del mondo, in tutte le epoche e in tutti i continenti. Il mito dell’androgino del Simposio di Platone, per esempio, riconosce la complessità dell’identità di genere e la peculiarità di ciascuna espressione umana.

Persino le teologie riconoscono l’indeterminatezza del dio primigenio: quando il mondo non era ancora scisso nei contrari, dio era indifferenziato. Sostenere che Dio sia queer significa per la teologia constatare che l’immagine tradizionale di dio come un essere maschile o femminile è limitante rispetto al concetto stesso di deità e che, quindi, dio possa essere meglio compreso come una forza che opera ben al di là delle categorie di genere e che, in quanto Tutto, include in sé tutti gli opposti sin dall’origine dei tempi.

Quindi, riflettere sul terzo sesso non significa mettere in discussione il dualismo di genere al fine della rivendicazione dei diritti di una presunta minoranza di persone che non si riconoscono nel canone maschile o nel canone femminile, ma si tratta di prendere consapevolezza che maschile e femminile presentano in ciascun tempo e luogo dei portati culturali che s’incarnano in ciascuna biografia in modalità del tutto peculiari e che, di conseguenza, non possono essere intese come polarità monolitiche. Piuttosto, maschile e femminile possono essere considerati come estremi di una sfumatura di possibilità lungo la quale ciascunə può di autodeterminarsi.

Ogni identità abita un’originale configurazione in cui danzano sesso biologico, identità di genere ed espressione di genere.

La critica al dualismo di genere dal femminismo alle teorie queer

Il femminismo ha giocato un ruolo significativo nella riflessione sul terzo sesso. Le femministe hanno spesso sottolineato come il dualismo di genere sia radicato nella cultura patriarcale, che assegna ruoli specifici agli uomini e alle donne. Il femminismo ha sottolineato l’importanza di superare queste categorie di genere e le teorie queer hanno ampliato ulteriormente la discussione sul terzo sesso, riconoscendo che sesso biologico, identità di genere ed espressione di genere non sono categorie monolitiche a cui le persone corrispondono in toto, ma sono estremi di una scala in cui le persone continuano a dislocarsi nel corso della loro esistenza.

Le teorie femministe e queer promuovono una visione inclusiva e non esclusiva delle categorie di sesso biologico, identità di genere ed espressione di genere. Queste prospettive hanno aperto la strada per una parificazione dei diritti delle donne e delle persone omosessuali, transgender, non binarie e di tutte le persone non conformi alla caratterizzazione uomo-cisgender-eterosessuale. Inoltre, la teoria queer sostiene la non necessaria presenza di termini etichettanti, proponendo una rivoluzione del linguaggio che vada a decostruire la necessità di esprimerci attraverso etichette di genere. Approfondisci leggendo il mio articolo su cosa significa queer.

Il pensiero sul terzo sesso, quindi, rappresenta una sfida critica al dualismo di genere radicato nella nostra società. Questo sforzo critico è necessario per promuovere una maggiore comprensione e accettazione delle identità di genere che differiscono dalla norma, con l’obiettivo di riconsiderare profondamente cosa sia “la norma”. Infatti, per assicurare a tuttə il principio di autodeterminazione sancito dai diritti umani universali, è fondamentale che la società adotti una logica inclusiva e non esclusiva di cosa viene considerata “la norma”. Dividere la società in due (maschi e femmine, uomini e donne, maschile e femminile) e aspettarsi che tutti vi si conformino produce violenza nei confronti di una realtà umana che è ben lontana dalla conformazione in questi stereotipi.

Tuttavia, la critica al dualismo di genere non può essere a sua volta relegato alla pars destruens del discorso. È necessario rifondare ciò che definiamo “la norma” in senso inclusivo e non esclusivo. Ecco che la critica al dualismo per mezzo del terzo sesso, inteso come sfumatura tra i due estremi di una scala, è in grado di formulare la pars construens del discorso.

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Author:

Damiano Fina

Performer, philosopher and lecturer, Damiano Fina promotes the exercise of contemplation to explore the eternal through philosophical thought and the art of dance.

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