Butoh Dance Performance

Ianvs

Dinnanzi al danzatore commosso, giunto al limite del suo cielo, il Sole si fermò. Si trovò dinnanzi a Giano, custode dell’inizio e della fine: “Due passi ci guidano al terzo. Per ogni tramonto, arde una danza!” Nel pieno della Notte, si svegliò.

“L’umanità nella notte accende una luce a sé stessa, spenta nello sguardo, e vivente è a contatto il morto, e desta è a contatto con il dormiente.” scrisse Eraclito. La danza accende una luce nell’oscurità del quotidiano. La danza apre le porte al sacro, che attraverso la presenza del gesto squarcia il tempo profano con un’intensità in grado di scostare i veli delle apparenze. Noi siamo più di quello che crediamo di essere. Infatti, siamo in grado di connetterci con un raggio di Sole che ci sfiora la guancia, fino a declamare poesie con la Luna. Tuttavia normalmente siamo presi dal torpore della quotidianità, come se stessimo dormendo. La danza, allora, viene a noi come un sogno, ma con la pretesa di svegliarci. Accendere una luce nell’oscurità, dice Eraclito, significa entrare nella via del risveglio. Lungo questa via, per svegliarsi, è necessario illuminare la danza dei contrari: veglia e sonno, giorno e notte, vita e morte. Questa danza vuole aprire le porte del risveglio, collocando il gesto artistico in strada, nella quotidianità, ma indicando quello che c’è oltre, puntando e proiettando tutto il corpo nell’oltre.

2024

Producer: FÜYA
Performance, Texts, Photo and Editing: Damiano Fina
Nō Mask: Udaka Keiko
Make-up Artist: Mirco Ferrazzi
Location: Venezia

Ianvs è una performance di danza butō di Damiano Fina con la maschera nō realizzata dall’artista di Kyoto Udaka Keiko. Tra le maschere che ritraggono una giovane donna, le ciocche scompigliate di Masukami tradiscono il suo straordinario stato psicologico: una spiritualità amplificata al limite della possessione. È una maschera che non è semplicemente misteriosa, ma che pulsa del potere divino che le vortica dentro. La profondità e la morbidezza delle depressioni determinano tutto e permettono all’attore di catturare lo stato mentale di una dea o di una miko (fanciulla del santuario) che esegue una danza kagura per gli dei.

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