Butoh Performance

Ecate

Guardava alla morte con faccia di morte. Ne tenevo la mano calda, morbida. Così, per quattro giorni e quattro notti, ci siamo accompagnati. Leggevo a voce alta le letture dell’antro di Porfirio. Poi, sulla soglia del baratro, mi guardò Ecate e cominciai a danzare. Otto passi nell’eterno, sotto un cielo profondo, con in mano quattro stelle. All’orizzonte c’erano tre volti che volavano su un drago nero. Era la sposa del Sole e della Luna che si avvicinava. Tenendo una torcia in mano, disse: “Immortale è la via ai desti, fatale è la via ai dormienti. Alle origini celesti sono luminosi i giochi delle apparenze.” Sentii un uovo che si spalancava, nuovo e fragile. I capelli selvaggi nel vento e lo sguardo terso.

Quando una persona cara oltrepassa le soglie della vita, tutto il mondo sembra nuovo. Come è possibile trasformare un’esperienza di lutto in una danza? “Ecate” è una performance che nasce dal dolore del lutto e si rivolge all’eternità, con cui Damiano Fina ricorda la madre Maria Novella, scomparsa prematuramente nel 2021. La performance è stata registrata presso gli spazi di Villa Godi Malinverni, progetto architettonico di Andrea Palladio del 1542.

2022

In memoria di Maria Novella, mia mamma.

Performance: Damiano Fina
Location: Villa Godi Malinverni

Otto passi nell’eterno

Due cose sembrano certe ai nostri occhi oggi: nasciamo e moriamo. E questo destino dell’umanità appare incontrovertibile. Quindi, non soggetto a errore. Eppure, se andiamo alla radice di queste parole (destino, incontrovertibile, errore, apparire) arriveremo a mettere in discussione quella certezza iniziale per cui siamo soliti dare per scontato il significato di nascere e morire. Tuttavia, per dare conto di queste affermazioni è necessario aprire le porte del Sentiero del Giorno. Se ogni gesto è eterno, diverso è lo spettacolo che si mostra agli occhi di chi danza. Non si tratta di inventare nuovi gesti, ma di lasciare che i gesti dicano ciò che essi dicono da quando sono stati offerti alla verità dell’essere. Anche per questo vale la pena danzare oggi.

In questi giorni ero seduto al tuo fianco, giorno e notte, tenendoti per mano, senza la possibilità di poterti parlare con le parole. Afferrata alla vita con tutta te stessa, non era ancora il tuo tempo per andare. Hai resistito fino ad un giorno speciale, mentre ci accompagnavano le letture di Porfirio. Due porte sono a nostra disposizione, suggerisce il saggio nell’antro delle ninfe: la via dei mortali e la via degli eterni. Così, con saggezza, ci siamo fatti accompagnare da quel momento fino ad oggi. In bilico tra una dimensione e l’altra, con la nostra famiglia frantumata dagli eventi di giorni difficili, rimane oggi ferma la consapevolezza che ci sono trame che non scompaiono nel nulla. Più di un ricordo, sei traccia nel mio volto, nei miei gesti, nel suono delle mie parole. In tutta questa solitudine, in questo reggere il mondo senza più un porto sicuro, in questa enorme voragine dove dal quotidiano è scomparso ogni cenno di tua presenza tangibile, pur non potendo sentire il tuo profumo, pur non potendo poter proferire parola con te, rimane dietro ai miei occhi la tua scintilla. [continua a leggere la lettera di Damiano a sua mamma]

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