La danza di Eros e Thanatos
“La danza di Eros e Thanatos per pedagogia queer” porta alla luce la necessità di trasformazione dell’organismo umano attraverso la danza e il rituale. Il libro affronta l’argomento indagando le relazioni tra teoria queer, mimesis e danza butoh.
Un libro dedicato alla trasformazione.
Il desiderio di trasformazione è nell’umano sin dalla sua nascita. Attraverso il rituale e la metamorfosi, l’organismo umano aspira a tornare da dove è venuto e trova la possibilità di connettere la dimensione profana con la dimensione sacra dell’esistenza. In questo avvicinamento si assottigliano i confini tra le grandi dicotomie alla base del nostro linguaggio quotidiano e si pongono le basi -pedagogiche, estetiche ed etiche- per l’affermazione di una dignità esistenziale dell’essere umano, in grado di prendere coscienza di sé attraverso il libero gioco della sua espressione.
Perché la danza è queer?
“La danza è queer perché questa è una questione di espressione. Di libertà di espressione. Dal dialogo tra danza butoh, filosofia, teorie di genere e pedagogia dell’espressione è nata la pedagogia queer. La pedagogia queer si pone il compito di salvaguardare la libertà d’espressione di ciascun organismo.”
La danza è libertà d’espressione
Danza butoh e pedagogia queer
Tra le immagini più iconiche del butoh c’è la dea della compassione Kannon. Una divinità giapponese androgina, sia femminile che maschile, il cui potere risiede nella metamorfosi, proprio per questo il suo stesso sesso è incerto. Legandosi alla figura mitologica di Kannon, la danza butoh intende esprimere l’unione mistica con le forze della natura, elargendo massimo rispetto a tutti gli elementi dell’esistenza, compreso l’essere umano.
Sia Tatsumi Hijikata sia Kazuo Ohno, fondatori di questa danza rituale, erano soliti danzare in costumi maschili e femminili, per portare in scena entrambe le loro componenti. Nel butoh scompaiono le distinzioni con l’altro, comprese le distinzioni di genere e le distinzioni tra gli esseri umani e la natura.
Cosa significa queer?
Il mito dell’androgino
La struttura del libro
La ricerca si sviluppa in un percorso teorico e laboratoriale. Il primo capitolo del presente elaborato è dedicato alle radici della pedagogia queer, che affondano nel dibatto contemporaneo sulle teorie di genere, nella ricerca sulla pedagogia dell’espressione e nella mia ricerca artistica. Il secondo capitolo si concentra sull’esposizione di uno sfondo filosofico a cui questo lavoro è debitore dal punto di vista teorico e nel vocabolario utilizzato; in particolare ci concentreremo su John Dewey e sul punto vivo pirandelliano. Il terzo capitolo approfondisce l’estetica alchemica del butoh per ricostruirne la visione del mondo. Il quarto capitolo ha l’ambizione di annotare una metodologia per una pedagogia queer, che è stata approfondita non solamente dal punto di vista teorico, ma anche sulla base di più esperienze laboratoriali.