Cos’è l’alchimia e quando è nata? | Le origini dell’alchimia

Cos’è l’alchimia e quando è nata? | Le origini dell’alchimia

Cos’è l’alchimia e quando è nata? | Le origini dell’alchimia 1200 800 Damiano Fina

L’alchimia non nasce come scienza fine a se stessa, così come la conosciamo oggi, ma sboccia proprio dalla conquista della materia per mezzo del fuoco e custodisce il segreto iniziatico che unisce l’umanità al cielo. Nel mio nuovo libro “Danza e Alchimia” riconduco la danza alle sue origini alchemiche. In questo articolo ti racconto le origini di queste due arti connesse con il fuoco e le stelle.

 

Cos’è l’alchimia?

Come scrive Jung in Psicologia e Alchimia, le fondamenta dell’alchimia risiedono nell’opera di trasformazione della materia: l’Opus Alchemicum. Si tratta di un procedimento alle origini della moderna chimica, pregno di un sistema filosofico tramandato sino ai giorni nostri attraverso quella che potremmo definire come un’eterogenea produzione artistico-letteraria. Questi esperimenti non erano mai fine a loro stessi, ma venivano corredati da un fittissimo e ricchissimo vocabolario che comprendeva formule e simboli mitologici.

Ciascun alchimista operava in solitudine all’interno del suo laboratorio, dove sperimentava le sue formule, ricostruiva il suo vocabolario di simboli e combinava per analogia e metafore le sue mitologie, comprendendo uno spettro di conoscenze che spaziava nelle culture di tutto il mondo conosciuto. La base del processo alchemico è l’amplificatio, ovvero l’utilizzo di un linguaggio consapevolmente oscuro, che necessita di essere dilatato e amplificato in un contesto più ampio per divenire accessibile.

Il motto degli alchimisti è, difatti, “Obsurum per obscurius, ignotus per ignotius”.

Damiano Fina danza ``Nigredo, The Presage of The Phoenix``.

Il linguaggio degli alchimisti deve essere letto con le lenti dell’esegesi. È necessario conoscere il fitto patrimonio di simboli dell’alchimia per avere accesso ai suoi messaggi e ai suoi segreti.

 

Il processo alchemico e i cinque stadi della materia

Nigredo, albedo, citrinitas e rubedo (terra, acqua, aria e fuoco), rappresentano gli stadi di trasformazione della materia. Con il primo stadio, nigredo, la materia si decompone, torna a dividersi negli opposti, si fa putrefazione. Successivamente, come una nuova alba, albedo inaugura una nuova stagione grazie alla resurrezione della materia e all’immagine della cauda pavonis -che tiene in sé tutti i colori-. Durante il terzo e il quarto stadio, la materia prende a bollire e a cambiare colore dal giallo al rosso, citrinitas e rubedo, fino a giungere al Lapis, che è allo stesso momento la pietra e il suo solvente, acqua e fuoco, ovvero l’unione degli opposti che si dona in quanto pura trasformazione.

L’Opus Alchemicum è un processo circolare che coinvolge tanto il corpo, quanto lo spirito e l’anima dell’alchimista o dell’aspirante tale. Tramite questo processo, gli alchimisti erano alla ricerca di una pietra contenente una sostanza da cui ricavare l’argento vivo, ovvero il Lapis in grado di trasformare lo stato imperfetto della materia -uno stato di sonno quale quello dei dormienti nell’Ade- in uno stato perfetto e illuminato. Non è un caso, dunque, che il più antico e diffuso simbolo alchemico sia circolare: il drago che si morde la coda ouroboros mangiacoda (uno, il tutto).

 

L’alchimia nasce attorno al fuoco, assieme alla danza

Proprio attorno al fuoco, infatti, la creatura umana aveva trasceso la propria condizione originaria, affrancandosi dalle leggi di natura. I custodi del fuoco erano i primi alchimisti. Nei loro riti, tramite la morte e la putrefazione del mondo così come lo si conosceva, avevano accesso alla conoscenza dell’imperituro e dell’eterno. I tamburi degli sciamani, le danze dei danzatori, le arti creatrici dei fabbri erano molto di più di semplici tam-tam tribali, erano connessi direttamente con il tempo, il ritmo e il moto del cielo.

Ormai lontano dall’era del cacciatore, l’essere umano era agricoltore e anche fabbro. Credeva che i minerali e i metalli crescessero come frutti in seno alla Terra. Il minatore li estraeva prematuramente dal suo ventre come un’ostetrica che porta alla luce degli embrioni. Il loro naturale processo di maturazione veniva interrotto per essere velocizzato dai custodi del fuoco.

Le loro fiamme erano in grado di accelerare i ritmi della natura, perché chi controllava il fuoco era responsabile del destino dell’umanità.

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Author:

Damiano Fina

Performer, philosopher and lecturer, Damiano Fina promotes the exercise of contemplation to explore the eternal through philosophical thought and the art of dance.

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